review by Maria Teresa Giusti scanned & OCR by H. Marcuse, April 2004 (Marcuse's homepage, Dachau page)


Richerche di Storia Politica, (2003).

Harold Marcuse, Legacies of Dachau. The Uses and Abuses of a Concentration Camp, 1933-2001, Cambridge, Cambridge University Press, 2001, PP. XXII-590.

Il titolo di questa densa, creativa opera - culmine di una lunga ricerca sulla storia di Dachau, ispirata da una prima visita dell'A. al campo nel 1977 (p. XVII) - 6 leggermente fuorviante. Il libro analizza infatti non solo Dachau - primo lager nazista, nel quale sono stati reclusi oltre 200.000 prigionieri e 35.000 vi hanno trovato la morte -, come luogo e simbolo della memoria, ma anche come tutta la Germania abbia trattato la questione dell'eredità del nazismo. L'A., nipote del filosofo Herbert Marcuse, esamina i tentativi, fatti dalla Germania negli ultimi cinquant'anni, di risolvere i rapporti con la sua storia nazista, anche attraverso Puso di certi luoghi della memoria, come i siti degli ex lager.

L'opera - per la quale l'A. ha utilizzato una grande varietà di fonti, comprese le interviste ai sopravvissuti del lager di Dachau e ad ex nazisti - è divisa in quattro parti, ciascuna delle quali tratta una fase chiaramente definita nella storia di Dachau. Nella prima parte, dove si raccontano gli anni del periodo nazista, della repressione e del genocidio, fino all'aprile del 1945, lA. dimostra come la storia del campo sia variamente interpretata: alcuni residenti locali vedono gli anni del nazismo ed il lager come eventi al di fuori della storia della città; la comunità internazionale e molti tedeschi, al contrario, <<associano il nome di Dachau al luogo delle atrocità naziste>> (p. 15). Nella seconda parte, analizzando la decade 1945-1955, Marcuse introduce la teoria dei tre miti che, a suo giudizio, percorre tutto il libro e che è alla base delle argomentazioni dell'A. Nella Germania post-bellica, i miti che hanno influenzato le interpretazioni del nazional-socialismo e dell'olocausto, poi trasformati e reinterpretati dalle diverse generazioni del dopoguerra, sono stati quelli del vittimismo, dell'ignoranza e della resistenza. Essi, scrive Marcuse, sono generati, rispettivamente, dal <<desiderio di percepirsi come vittime collettive di eventi la cui portata era al di fuori del controllo della Germania; dalla pretesa di non aver saputo ciò che avveniva nei campi di concentramento e di sterminio; e dalla visione ottimistica di essere parte di un' "altra Germania" senza colpa, che aveva fatto del suo meglio per resistere a barbari schiamazzanti e prepotenti o, perlomeno, per tenere a freno i loro eccessi>> (p. 74). Manifestazioni di questi miti possono ritrovarsi a livello locale nella storia postbellica di Dachau e del suo campo di concentramento, le cui baracche furono trasformate in residenze negli anni Cinquanta (quando persino il locale della disinfezione diventò un ristorante). Successivamente si tentò di demolire tutto e di dimenticare il crematorio, finché nel 1965 i sopravvissuti di Dachau riuscirono ad assicurare la conservazione di alcune rovine per trasformarle in luogo di memoria.

Nella terza parte Marcuse definisce le immagini e le rappresentazioni accettate e diffuse da quanti hanno contribuito a forgiare la storia postbellica di Dachau (1955-1970); in proposito l'A. argomenta che la società tedesca postbellica possa essere considerata composta da sette gruppi generazionali - compresi i fondatori del nazismo e la generazione del 1914 sulla base della formazione politica dei foro elementi pib rappresentativi, delle esperienze vissute nell'età nazista o dell'atteggiamento assunto verso il passato nazista (pp. 291-292). Infine l'ultima parte del libro descrive il processo di superamento, dal 1970, di quelle che Marcuse definisce <<le immagini collettive miticamente distorte dell'era nazista>>. Presi separatamente, i miti fondanti sono serviti a stabilire l'innocenza dei tedeschi nei crimini nazisti. Superare quei miti ha comportato il riconoscimento della colpa e l'accettazione della responsabilità. Infatti, nell'esplorare nel dettaglio le questioni legate alla memoria, all'educazione ed al significato, il volume si sofferma sul modo in cui i miti fondanti e la loro eredità hanno trovato espressione nella ricostruzione attuale del sito di Dachau e del suo uso. Uso che suggerisce, come luogo di memoria, un modo per evitare le distorsioni e gli abusi del passato.

Maria Teresa Giusti


scanned & OCR by H. Marcuse, 4/30/04
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